BEN NOTE STELLE E NUOVE - Brevi echi del mito
di Francesco Rampichini
Introduzione di C. César Champnoir-Fini
"Una ricognizione poetica in trenta quadri che solca, come un satellite errante, i cieli del progetto acusmetrico Sentire le stelle contemplando e tessendo le meraviglie dell'astronomia e le stupefacenti balle millenarie del mito."
(C.C.C.F.)
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"Un'opera indubbiamente preespressionista. Come dice? Il preespressionismo non esiste? Appunto, per questo è indubbio che quest'opera lo sia. Suona d'ingiuria? Ogni etichetta ha il seme dell'ingiuria, della costrizione. Non è una vera e propria prigione, l'appartenenza a qualcosa, in fondo, è una nostra aspirazione costante (il nostro destino?), ma il rischio di una libertà condizionata c'è; un po' di più, intendo dire, perché essa è assolutamente, sempre condizionata. Però, preespressionismo ha in quel "pre" il suo riscatto: solo il DNA dell'espressionismo, niente OGM, niente del suo accademismo derivato, neppure il rifiuto.
E poi, nulla esiste veramente, se non gli dai un nome. Neanche le stelle. Dai loro un nome e hai le costellazioni.
E adesso il patatrac, me lo sentivo che sarebbe arrivato...
C'è un retroterra culturale enorme a cui l'autore attinge per rendere materiche quelle astrazioni e astratto l'immaginario usuale, rubare al mito soltanto le bacche e una o due foglie per non perderne la matrice e tradurle in versi che hanno cadenze e misure in cui perdo l'orientamento. Non mi basta individuare il nord, non sembra restare fermo dove ho pensato di vederlo. Come faccio io, sui due piedi, ad entrare in quel mondo, farci il giro, capire tutto, tornare, e commentarlo per giunta? Non ho il fisico, e neanche la stella di scorta."
Giuseppe Crotti