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NOTE DI COPERTINA DI MARCELLO ABBADO
Credevo
di conoscere Giovanni Battista Zotti. Sensibile, intelligente, attivo,
volitivo, impegnato in tutto ciò che voleva realizzare. Docente
appassionato, musicista ricco d’interessi, uomo convinto delle proprie
idee. Credevo di conoscerlo. Oggi ho ascoltato le sue composizioni
musicali:
ho conosciuto il vero Giovanni Battista Zotti.
Il primo impatto è stato
sconvolgente. Nel ciclo intitolato Vedere
(*) la prima composizione
è Sottolineando. Non occorrono spiegazioni sulla
profonda
impressione suscitata dal titolo generale. Bisogna invece soffermarsi a
lungo sul Sottolineando. Si scatena improvvisa una drammatica
sovrapposizione
di scie sonore: a diverse altezze, con timbri molto differenziati, con
una presenza quasi costante di una fascia sonora nel registro grave,
angosciosa
e angosciante, una terribile tortura uditivo e psicologica al limite
del
sopportabile. Vi sono alcuni momenti nella vita nei quali l’ascolto
musicale
trascende il fatto musicale in sé. Ogni volta in cui ascolto i
cicli
liederistici di Schumann vi sono alcuni collegamenti armonici che mi
commuovono
in modo irresistibile. Il ricordo delle sensazioni provate ascoltando
lo
cadenza del Concerto in sol di Ravel eseguita do Arturo
Benedetti
Michelangeli con l’orchestra della Scala al Castello Sforzesco di
Milano
rimane indelebile. Lo stesso Ravel con le sonorità magiche della
sua Introduzione e allegro per arpa e strumenti crea atmosfere
che
coinvolgono intimamente l’ascoltatore. Il peso sonoro di dodici
contrabbassi
allineati sul fondo della sala Verdi del Conservatorio di Milano era
determinante
nel caratterizzare il colore dell’orchestra sinfonica Verdi appena nata
sotto la direzione di Vladimir Delman. Il suono avvolge fisicamente e
penetra
nel cervello. Il suono, anzi le fascianti linee sonore di Sottolineando
di Zotti penetrano proprio nel cervello. In alcuni momenti la linea
incombente
nel registro grave lascia una breve tregua: l’angoscia sembra
allentarsi,
ma subito dopo riprende la fascia terribile e terrificante nel
sottofondo
musicale. L’angoscia riprende. Il dramma è immenso, senza
limiti.
Sicuramente il titolo Sottolineando è un’indicazione
estremamente
discreta: lascio spazio all’attesa. La sottolineatura di Zotti si
rivela
di una violenza inaudita, anche perché non si esaurisce in pochi
attimi, ma si prolunga con una forza dirompente inimmaginabile.
Il gioco delle linee in fasci sonori
riprende con Tangente: sono guizzi ascendenti molto
differenziati
rispetto allo staticità incombente di Sottolineando. Una
delle caratteristiche del modo di costruire il discorso musicale del
compositore
ed esecutore Zotti è la ripetizione dei frammenti: è un
suo
modo di esprimersi, che non può passare inosservato,
perché
l’insistenza della ripetizione è inequivocabile.
Nel lungo ascolto delle composizioni
di Zotti uno spazio particolare è occupato da Sembianze,
in cui Francesco Rampichini si unisce a Giovanni Battista Zotti nel
costruire
una sovrapposizione di due distinte invenzioni musicali: la prima
formata
dalle linee fascianti prolungate tipiche di Zotti, la seconda
punteggiata
da movimenti ritmici imparentati con un'altra composizione di Zotti
intitolato Punti.
Credo che l’atmosfera più
singolare e suggestiva venga realizzato da Zotti in Musica per
fondali
marini. Tutto sprofonda nel mistero. Le scie sonore si prolungano
senza
scosse. In alcuni momenti le linee musicali sembrano emergere e
lievitare,
come se potessero divenire linee siderali. Sicuramente appartengono o
un
mondo non terreno.
Da oggi ho conosciuto Giovanni Battista Zotti.
Marcello Abbado
(*) Abbado
si riferisce qui ad una precedente produzione di Zotti.
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